I fiori utilizzati nella notte di Pasqua costituiscono uno dei linguaggidella liturgia capace di far fare l’esperienza dell’incontro con la vita nuova donata a ciascuno: quella vita nuova che la stagione in cui cade la Pasqua rinnova ogni anno, per questo si sono scelti i fiori primaverili nei colori del bianco e del giallo, colori della luce e della gioia.
Presso l’ambone, giardino della resurrezione da cui nella notte di Pasqua è stato cantato l’Exultet, trova posto il cero pasquale, simbolo di Cristo risorto: qui i fiori abbondanti dicono la sovrabbondanza di vita che ci viene donata.
Ma la Pasqua non si esaurisce nella notte di resurrezione: essa si snoda nelle sette settimane successive, nei cinquanta giorni che conducono alla domenica di Pentecoste e che si devono
celebrare nell’esultanza, come un unico, grande giorno di festa.
Espressione simbolica ne è la prescrizione di porre, durante i cinquanta giorni, il cero pasquale sul presbiterio e di accenderlo durante la liturgia, anche nei giorni feriali.
Ambone e cero quindi continueranno ad essere infiorati, in modo che l’assemblea si ritrovi immersa in un contesto di bellezza per tutto il Tempo Pasquale