I fiori e la liturgia: una storia di giardini
La storia biblica della creazione dell’uomo, la storia del suo peccato e l’annuncio della sua salvezza hanno il loro principio in un giardino, l’Eden, luogo di delizie: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.» (Gn 2,15).
Ancora in un giardino, ma questa volta di dolore, nei pressi del Golgota, vediamo Gesù, Messia e Salvatore, terminare la sua vita terrena e portare a compimento l’opera di salvezza per cui era venuto: «Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.» (Gv 19,41).
Nella Bibbia il giardino è vita rigogliosa, immagine di serenità: «Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l’olio, verso i nati dei greggi e degli armenti. Essi saranno come un giardino irrigato, non languiranno più.» (Ger 31,12). È il luogo dove il re riposa, dove regna la giustizia di Dio: «allora il deserto diventerà un giardino… e la giustizia regnerà nel giardino.» (Is 32,15-16). Il giardino è la ricchezza dei doni di Dio: «un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di Cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo con ogni specie d’alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi. Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano.» (Ct 4,13-15), è promessa di amore:«Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.» (Ct 4,16), ma anche i giardino del Getsemani, luogo di angoscia e tradimento: «Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.» (Gv 18,1-2)
Il testo biblico, poi, cita una gran varietà di frutta e ortaggi, «Ci ricordiamo dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell’aglio» (Nm 11,5) e ancora «Uno di essi andò in campagna per cogliere erbe selvatiche e trovò una specie di vite selvatica: da essa colse zucche agresti e se ne riempì il mantello.» (2Re 4,39).
Cristo stesso è intimamente legato alla natura: deserto, montagna, fiumi, lago.
Fiori, alberi, frutti, rami, pietre, terra, acqua, dunque, entrano a pieno diritto nel luogo preposto ad incontrare il Signore: la liturgia! Il luogo dove sempre si proclama la resurrezione di Cristo, come avvenne nel giardino, quando Maria di Magdala si sentì chiamare per nome e subito corse «ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore”» (cfr Gv 20,15-18).
Nella liturgia tutto è finalizzato all’annuncio della Parola, nella bellezza. Si tratta di mettere l’arte dei fiori al servizio della celebrazione, perché i fiori in chiesa non hanno significato, bensì “significano”! E, precisamente, significano il giardino della Rivelazione, del Mistero di Cristo, cioè dicono la passione, la morte, la resurrezione del Salvatore e il dono del suo Spirito Santo celebrati nel corso dell’anno liturgico.
Nella sinfonia della creazione i fiori trovano il loro posto per cantare la gloria di Colui che li ha creati; nella liturgia la bellezza di Dio ci viene rivelata tramite quella dei fiori, che sono come un “sorriso di Dio”, dice santa Teresa.
In questo modo, piano piano, entriamo nel giardino segreto del cuore, là dove avviene l’incontro con Dio.
San Giovanni Paolo II scrive:
«I segni, soprattutto quelli sacramentali, devono possedere una grande espressività. Il pane, il vino, l’acqua e l’olio, ma anche l’incenso, le ceneri, il fuoco e i fiori e quasi tutti gli elementi della creazione hanno il loro posto nella liturgia come offerta al Creatore e contributo alla dignità e alla bellezza della celebrazione» (Lettera apostolica Vicesimus quintus annus, 10).